Come accennavo nel post precedente, a forza di sentire racconti e richieste da parte di amici, parenti e conoscenti se avevo corso la Maratona di New York, ho deciso di dare spazio ad un amico. Marco, reduce dalla gara di quest'anno, ha scritto un lungo resoconto della sua corsa e mi fa molto piacere pubblicare il suo racconto. Nel mandarmelo si è giustificato rispetto all'enfasi di alcuni passaggi scritti sotto gli effetti della botta adrenalinica dei giorni successivi. Le sensazioni sono difficili da riportare sulla carta e penso che abbia fatto un ottimo lavoro, sicuramente apprezzabile da chi le maratone le corre veramente e ha così l'occasione di vivere o rivivere una gara diversa da tutte le altre .
Questa è la prima parte.
LamiaINGNEWYORKCITYMARATHON2009
Unanotteagitata.Cometuttelenottiprimadiungrandeevento.Continuoarigirarminelletto.Ognitantoaprogliocchipercontrollarequantomancaallasveglia.Sempreapensarese abbia preparatotutto.Sempreacontrollareseidoloriallegambe,che mihannoaccompagnatoperquestimesi,stianomigliorando.Brandellidisonnoprimadelfatidicosuono.E poi, finalmente, arriva l’oradialzarsi.E’ il grande giorno, E’ oradiandareacorrerelamaratonadiNewYork.
Misentocomeunguerrieroprimadellagrandebattaglia.Salutomiamogliechemiseguecomeun’ombranegliultimipreparativiepoimiraccomanda, un po’ preoccupata,di non esagerare, dievitarel’infarto!!Escoperstrada quando èancorabuiopesto. Non fa freddo. Unapioggiafinafinachequasinon bagna.NewYorkègiàpopolatissimaaquest’ora. Vadoversolasubway.Quest’annonientetaxiopullmandilussoperraggiungerelapartenza.Usoimezzipubblicicometuttigliamericani. Oranonsonopiùsolo. Nella metro, adognifermata, continuanoasaliremaratonetidituttiipaesi,ditutteleetà,ognunoconilpropriosacchettoUPSatracollaconilcambiodeldopogara.Visiassonnati,sguardifissi,concentrati,eccitati,nervosi,quasiscavati..Nessunoriesceastarefermo. Qualchefermata ancora efinalmentetornoinsuperficie,all’attraccodeiferryboatsper“StatenIsland”. Miimmergo in un fiume di persone, tutte con la stessa meta, mi lascio trascinare senza fretta versoiltraghetto.Lentamente,ordinatamente,ilflussovieneconvogliatosulferryappenaarrivato.Partealle6,30.Seduto,guardol’orizzontechedaplumbeodiventaleggermenterosato.E’l’alba.Ancorapiove,maquelchiarorelontanofabensperare.IgrattacielidiManhattanancorailluminatichesiallontanano,lastatuadellalibertà,igabbianicheplananosullasciadeltraghettoeStatenIslandchelentamentesiavvicina.E’oradiscendere.Hounnodoallostomaco.Noncapiscose sia latensione, lafameose sia una esplicita protestaperilcaffelatte della colazione.Ilfiumedeirunnerssiraccoglie di nuovo ordinatoevieneconvogliatoe poi smistatosullenavetteche ciaspettanoinfilafuoridelportoe subito dopo citrasportanoa“FortWadsworth”.
Scesidallanavetta,l’attesaperentrarenelforteèlunga,madopoquasiun’orainfilaindiana,controlloborseecontrollopettoraliriusciamoadentrareseguendoleindicazioniperlevariearee:lablu,laverde, quellaarancione,asecondadelpropriopettorale.Lamiaèquellablu.TrovoDario,Lino,Sergio,Cristina.Sonotuttinervosi,eccitati,gasati.Unrapidoscambiodiimpressioni,disensazioni,dipaure,disperanzeperquestagiornata, per la nostra prova. Fort Wadsworth èaffollatissimo,sembraungrandeaccampamentoprimadellabattaglia. C’èchihagiàiniziatoilriscaldamento,chifastretching,chisispalmapomateedunguentidagliodoripenetranti,chimangia,chibeve,chidorme,chichiacchieraocanta.Sirecitaanchelamessa.Lamaggiorpartedeirunnersfalafiladavantiaibagnichimici:noiapprofittiamoapiùripresedimadrenatura. Una voce diffusa da decine di altoparlanti ripete in continuazione, in varie lingue, le istruzioni e gli orari per la partenza. Poiciascunolasciail saccoconil proprio cambio aifurgoniUPSperchépossanotrasportarceloaltraguardoaCentralPark. Io guardo per l’ultima volta il mio, mentre lo lascio al volontario che lo impila con centinaia di altri, chiedendomiseriusciròaterminarelagara, ad arrivareall’arrivoeritirarlo.TraunabattutaedunosfottòconDario,conLino,l’oradientrarenellagabbiaarrivaall’improvviso.Cisalutiamo.Lorostannoaiprimicancelli,viciniai“toprunnersconlescarpeda150gr.”.Iostoal“corralG”.Miattardounattimopertogliermiilsottodellatuta,perspalmarmi sulle gambe un pòdell’olioall’arnica che mi ero portato emiaccostoalla mia gabbia.Ègiàchiusa.E’troppotardi.Hopersolamiaondadelle9,40edevopartireconquellasuccessivadelle10,00.Misentomorire.Supplicol’irremovibilevolontariadicoloreche,totalmenteindifferenteallemierichieste,siallontanadall’entratalasciandochiusoilcancello.Poiarrivaungruppettodienergumenispagnoli–fisicipiùdalottatorichedamaratoneti-nellamiastessasituazione.Fannolavocegrossa,moltogrossa,cosìgrossachelavolontariaècostrettaadaprireilcancellettoedafarlientrare.Miintrufolodietrodiloroesonodentroanch’io!Raggiungiamovelocementequellidellanostraondachesonogiàsullalineadipartenza.Ilmomentoèsolenne,emozionante,eccitante,travolgente.Unospeakerarringalafolladeirunnerschescalpita,saltella,siagitanervosaprimadellosparo.Poil’innoamericano.Latensioneèsemprepiùalta.Poi,finalmente,atteso,liberatorio,ilcolpodicannone.Lagrandeavventuracomincia.GlialtoparlantisparanoadunvolumeincredibilelavocediFrankSinatrachecanta“NewYork,NewYork”.Brivididiemozionesullapelle.Iprimi,ipiùfortiaggredisconoilpontemanoineanchelivediamo.Poi,dapprimalentamente,poisemprepiùrapidamentelamareadeimaratoneticominciaamuoversie,dopounpaiodiminutidallosparo,ancheiopassosottolalineadellapartenza,facciopartireilGarminepossogiàcorrereagevolmente.
1 commenti:
Frank Sinatra c'era pure quando la corsi io... wait for the race's story
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